Cibo Ansia o piacere?
Non esistono cibi “buoni o cattivi” ma porzioni adeguate o inadeguate sulle reali necessità dell’organismo:non sono gli alimenti a essere pericolosi ma solo un certo modo scriteriato di mangiare…quindi, tutti a tavola senz’ansia.
Le diete tradizionali insegnano a rinnegare ogni voglia di cibo, il piacere di un dolcino a merenda per esempio, ma anche la fame che si sente dopo un semidigiuno di diversi giorni, cosicchè lo stimolo a mangiare e il gusto per questo o quel cibo a poco a poco non vengono più avvertiti correttemente.
Quando si inizia un regime dimagrante, almeno per il primo periodo , l’unica esigenza è quella di “osservare la dieta”.
La continua e sistematica mortificazione dell’istinto più vitale che esista, la fame, porta con il tempo a un vero e proprio disturbo sul piano psicologico e del compotamento alimentare.
Che può anche sfociare nell’anoressia o nella bulimia.
Se decidiamo di recuperare un rapporto “di fiducia” e non ansiogeno col cibo dobbiamo ricominciare a rispondere alla fame, all’appetito,e alla sazietà, riscoprendo il piacere della buona tavola, educandoci a corrette abitudini alimentari, quindi il mangiare lentamente, seduti a tavola, ad orari regolari.
Naturalmente non è facile assumere questo atteggiamento, soprattutto quando si hanno alle spalle anni di dieta fallite.
La prima volta che si ascolta una proposta di questo tipo, si ha paura di ingozzarsi di cioccolato o di dar fondo a un intero dolce di crema: ma questo accade proprio a chi si sente in dieta e pensa di non poter mangiare questi cibi, non a chi ha capito che questi, come tutti gli altri cibi, possono far parte della sua alimentazione.
A poco a poco si ricomincia a dialogare quotidianamente con il proprio istinto alimentare ed è proprio questo l’istinto che salva dagli eccessi.
E non accade più di venire travolti da quella fame da lupi assolutamente incontrollabile che dopo, 10-15 giorni di assurde privazioni, non può non far valere i suoi diritti.
Non è tutto facile, ci vuole impegno anche per ricominciare a mangiare con gusto e ugualmente perdere peso, se è necessario, perché come ricordano i “dietologi seri “
Una cattiva abitudine non scompare mai per miracolo: è un lavoro di “dis-fai-da-te”
L’antidieta, il metodo dell’accettazione di se stessi e della valorizzazione dell’appetito, è più sensata dei tradizionali regimi dimagranti, e a lungo termine è anche più efficace, perché fa perdere peso più lentamente, ma i chili persi non vengono recuperati dopo poche settimane, come succede nell’85-90% dei casi in chi segue regime dimagrante tradizionale.
Chi l’ha seguita ha smaltito il suo sovrappeso ed è diventato autonomo di fronte al cibo, anche se spesso si trova qualche chilo in più rispetto a quello che aveva sempre pensato come la propria linea ideale, e non ha più bisogno di maestri o ricette.
Insieme ha smaltito anche insicurezze e ansietà di fronte al problema “cibo”una questione da affrontare e risolvere almeno tre volte al giorno.